“Le nuvole” di Aristofane [2005]
Per Zeus, come sono diventate lunghe queste notti! Notti eterne.
Il giorno non viene mai, per questa gente?
Il gallo ha cantato già da un pezzo, e i servi sono ancora lì che russano.
Una volta queste cose non succedevano!
Un incontro col classico
Il testo, ridotto dalla sua versione originale da Enrico D’Alessandro a opera della stessa Compagnia Filodrammatica, rappresenta una satira sul potere occulto della parola. Nonostante la sua obiettiva vetustà, esso è ancora molto attuale se si traspone alla parola, intesa come grande mezzo di comunicazione dell’Atene del V° secolo a.C., i grandi mezzi di comunicazione di massa del giorno d’oggi.
Il protagonista, Strepsiade, vuole convincere il figlio Filippide, fannullone e indolente, ad andare a studiare l’arte oratoria da Socrate, fiducioso del fatto che con essa riuscirà a non pagare i suoi debitori.
Socrate, tuttavia, si prende gioco del povero Strepsiade, che qui rappresenta l’ignoranza della povera gente credulona, e gli da a intendere che tutto è governato dalle Nuvole.
Strepsiade quindi convince Filippide, suo malgrado, ad ascoltare il Discorso Giusto e il Discorso Ingiusto (che qui sono espressi non da Socrate ma da due personaggi fuori del tempo e dell’azione). Filippide, alla fine, mostrerà la sua nuova e acquisita abilità oratoria rivoltandosi proprio contro il padre mentre alle Nuvole (rappresentate con i tratti del classico “coro” greco) sarà affidato il compito di fare la morale finale.
L’autore
Nato e vissuto nel V° secolo a.C., e perciò contemporaneo di Socrate, ha scritto 44 commedie ma solo 11 sono a noi pervenute.
Aristofane si può considerare l’inventore della commedia, intesa come istituzione di un momento di divertimento sul palcoscenico fino ad allora dominato dallo schema classico della tragedia.
Egli, attraverso la creazioni di situazioni paradossali, si prende gioco dei suoi concittadini e mette in risalto le pecche e le debolezze della società ateniese. Spesso, troviamo nelle sue commedie divertenti figurazioni astratte con le quali traspone sul palco, in maniera semplice per lo spettatore, intensi e profondi valori della realtà.
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